venerdì 11 ottobre 2013

Mercoledì 9 ottobre 2013 - Bologna: Cimitero Certosa ->Portico S.Luca

Giornata a Bologna con alcune ore a disposizione, precisamente tra le 12,30 e le 15. Come occuparle? 2 decimillesimi di secondo di attenta riflessione e mi dirigo alla Certosa: il bellissimo cimitero monumentale della città dove so che sarà facile parcheggiare l'auto ed iniziare poi anche il percorso del Portico di San Luca a piedi. Questa camminata volevo farla da qualche anno ma non avevo mai trovato abbastanza motivazioni per partire da Rimini, cercando anche (e pergiunta) di convincere ed allettare qualcuno a seguirmi. Così, trovandomi già nei pressi, anche se "da solo come un gambo di sedano" (e come citazioni letterarie per oggi sono a posto), ho preso l'opportunità al volo. 
Giunto a destinazione, parcheggio ed attraverso velocemente il cimitero uscendo dal portone verso lo stadio Dall'Ara. Da qui parte un'ala dei portici che unisce la Certosa, e poi anche lo stadio cittadino, alla basilica di San Luca sul colle. Arrivato all'Arco Meloncello mi rendo conto che c'è un'altra importantissima ala di portici proveniente dal centro che si unisce in quel punto a quella da me percorsa. Solo da qui in poi e fino alla vetta il percorso diviene unico. Unico in tutti i sensi. Perché non è più portico aggetto di altri edifici, ma solo portico, edificio indipendente esso stesso, che si snoda totalmente solitario sulle pendici del Colle La Guardia per accompagnare i pellegrini nella salita fino al Santuario al riparo dalle intemperie. 
Inizio a salire, anche se questa parte che proviene dalla città mi incuriosisce perché non la conoscevo: la percorrerò tutta completamente al ritorno. La salita è affascinante. Lunghi tratti rettilinei si susseguono. Ad occhio nudo si vede appena la fine di ognuno. Percorso un rettifilo, alla curva finale se ne apre un altro e pare pure questo interminabile come era parso il precedente. Molte le persone - e le loro tipologie - che si incontrano lungo il cammino: dallo sportivo che se la fa tutta di corsa (e che, mentre sali, lo incroci sia nella sua veloce andata che, di lì a breve, nel suo fulmineo e rumoroso ritorno), al turista che osserva e fotografa, al pellegrino che viaggia dentro se stesso, all'escursionista che vuole dare una cornice originale alle sue uscite. 
Una strada asfaltata pubblica segue parallelamente tutto il percorso, prima a destra, poi, dopo un sottopasso, a sinistra, e quindi, dopo un attraversamento complanare, nuovamente a destra.
Moltissime le cose da notare, come le iscrizioni dentro ad ogni arco di chi ha contribuito a restaurare quel piccolo tratto di portico. Oppure le cappelle affrescate. O, ancora, gli ingressi di abitazioni che si trovano subito oltre il porticato e che per accedere devono per forza attraversarlo.
Alla fine, in un'ora sono arrivato al Santuario e la cosa mi ha anche un po' sorpreso perché pensavo fossero 4 chilometri e 4000 metri in salita in 60 minuti non sono nel mio range. Poi ho scoperto che 4 Km circa ci sono partendo da Porta Saragozza sui viali circonvallazione e che dall'arco Meloncello ci sono invece "solo" 2,6 Km. Bella soddisfazione comunque arrivare in cima, anche se erano solo le 13,45 e San Luca sarebbe stato chiuso fino alle 14,30. Vabbè: me lo sono guardato da fuori, sempre meglio di niente! Piccola sosta nel giardino e poi la discesa...aaa... 
In mezz'ora ero di nuovo giù e questa volta dal Meloncello mi sono fatto tutto il porticato fino a Porta Saragozza, il vero inizio del Portico di San Luca, completando così integralmente tutto il suo percorso storico di circa 4 Km. 







Tornato al Meloncello, mi dirigo questa volta di nuovo verso la Certosa e qui mi soffermo, finalmente con un po' più di calma, ad ammirare, come sempre quasi costantemente oltre la soglia dello stupore (in quella condizione denominata "meraviglia"?), questo stupefacente angolo di mondo. Un labirintico, scenografico e affascinante museo di Arte e di Storia.



    


Totale: 10 Km ca.

venerdì 2 agosto 2013

Giovedì 1 agosto 2013 - Pellestrina -> Lido di Venezia

Partenza da Chioggia, ed arrivo a Punta Sabbioni. Tratti di mare in traghetto ed il resto, cioè tutta Pellestrina e tutta Lido, a piedi. Ritorno traghetto e pullman.
Alle 4 ero in auto alla volta di Chioggia. Giunto sul posto mi sono diretto a Sottomarina, nel suo punto più a nord che su Google Maps veniva indicato come imbarco per Pellestrina. Chiedo info al parcheggiatore il quale mi avvisa che l'imbarco è stato soppresso da qualche anno per la costruzione del Mose e che per raggiungere Pellestrina occorre andare a Chioggia centro. Dietrofront.
Nel passaggio noto i murazzi settecenteschi di Sottomarina.










Giro per Chioggia centro ed è giorno di mercato. Sono circa le 7 e si stanno allestendo i chioschi degli ambulanti. Per trovare parcheggio gratuito esco di poco dall'isola e lascio l'auto in prossimità della stazione ferroviaria.

Ok, si inizia. Un chilometro abbondante e sono all'imbarco del traghetto. 5 euro per raggiungere Pellestrina e mi faccio lasciare a richiesta sulla prima fermata che viene generalmente saltata perchè son tutti murazzi. Ma a me di questo mio viaggio è forse quello che mi interessa di più.


Appena sceso salgo sul murazzo prendendo le prime scale che incontro per rendermi conto dall'alto di dove mi trovo. Bellissimo. A sud si vede il triangolo di spiaggia selvaggia disseminata di quelli che sembrano spuntoni di alberi morti. Il punto in cui mi trovo è quasi l'inizio del tratto di mura che unisce l'abitato di Pellestrina al piccolo lembo triangolare di terra più a sud dell'isola. Sono sopra al murazzo, che è alto 3-4 metri e largo poco più di uno. L'abitato di Pellestrina è a 3 o 4 chilometri di distanza e per raggiungerlo c'è solo questa muraglia poderosa che verso il mare ha una scogliera di protezione e sul lato laguna un percorso percorribile in bici, moto o a piedi. Il resto è tutt'acqua. Da questo punto elevato e pieno di energia, faccio la prima telefonata della giornata: sono le 7,30.

Procedendo raggiungo agevolmente il centro principale dell'isola e da qui in poi, finchè è possibile, percorro i due lati dell'isola alternandoli per vedere anche la parte interna abitata.




Oltre Pellestrina invece faccio solo murazzo, perchè vie continue lato laguna non ce ne sono più. Interessante vedere le tratte di questa grande muraglia nostrana, con tanto di numerazione, data di realizzazione e diversi stili di costruzione.
Belle e quasi primitive le spiagge lato mare Adriatico. Graziose ed a tratti bucoliche le casette ed i loro giardini in prossimità della laguna.






Dopo 11 Km di buone emozioni raggiungo il punto estremo dell'isola in cui campeggia un altro grande cantiere del Mose nel quale costruiscono a cielo aperto i giganteschi cassoni delle future paratie. Attraverso dapprima il villaggio degli alloggi degli addetti e poi imbocco un sentiero nel verde raggiungendo in questo modo il secondo punto di imbarco per approdare sull'isola di Lido di Venezia.
Sul traghetto faccio un biglietto cumulativo da 18 € che mi permetterà di usare tutti i mezzi pubblici per 24 ore.
Sbarco a Lido e visto che il percorso costiero adriatico risulta interdetto in quanto zona militare, faccio inizialmente la strada principale per poi addentrarmi nel bosco dopo qualche centinaio di metri raggiungendo comunque il litorale adriatico. Dopo un lungo percorso transennato e paraventato del cantiere Mose, inizia la spiaggia del prestigioso Lido e ...mi pare di essere in un posto dimenticato dell'Africa!



Se non fosse che col teleobiettivo al massimo, in lontananza, a 40-50 Km, riesco a scorgere, per effetto della curvatura terrestre, (solo) le punte dei grattacieli di Jesolo, già son propenso a pensare ad una anomalia spazio-temporale.







Ok, non è l'Africa: è l'inizio dell'isola ed è stato lasciato tutto naturale. Un vezzo ambientalista e maledettamente snob della blasonata Lido, penso. Per inciso, non che abbia niente contro le spiagge naturali, anzi, ce ne fossero! Solo che questo inizio, erroneamente, me lo immaginavo diverso. Comunque, tra poco inizierà il lusso ed incontrerò anche qualche star del cinema internazionale!




Continuo e ...noooo!! Ricominciano i murazzi! ...Vabbè, dai, non perdiamo la calma, sarà una citazione architettonica che rimarca il carattere dei luoghi vicini, Sottomarina e Pellestrina e durerà qualche centinaio di metri: ...7 Km!!!
Ma non l'avevo letto da nessuna parte che a Lido c'erano 7 Km di murazzi!!! Se prendo chi mi aveva informato così male non so cosa gli faccio. 7 interminabili Km senza neppure una spiaggia. In compenso tanti pennelli, orribili scogliere ortogonali al murazzo.




Finito questo calvario interminabile e inaspettato, inizia la spiaggiona sabbiosa senza ombrelloni ma con la caratteristica fila di cabine che ha il suo epicentro nell'arabesco Hotel Excelsior.

Questa la Venezia Lido che più o meno mi aspettavo su tutti i 12 Km dell'isola ed invece sarà si e no un Km di spiaggia... Anche qui con pennelli di scogli inclusi. Allora meglio Rimini, scusate se lo scrivo ma quando ce vò, ce vò!
Dopo aver acquistato gelato ed acqua da un ambulante, mi dirigo a nord verso l'inizio del lungo molo (4 Km ca.) che separa Lido da Punta Sabbioni. Da qui il ritorno lato laguna verso il traghetto per Punta Sabbioni, situato, purtroppo ed ahimè, quasi a Lido Centro.


Lungo il percorso, una sbirciata nell'antico cimitero ebraico:









Per questo lungo tratto a ritroso mi sale un grande sconforto. Venezia è lì a breve distanza. Volendo, con l'aiuto dello zoom si vede tutto ravvicinato: San Marco, Palazzo Ducale, il Campanile di San Marco, l'acqua, la laguna, le isole, gli isolotti, il campanile della chiesa di Torcello, la gente, i vaporetti, i traghetti, i pescatori. Un universo brulicante ed immenso che ignora completamente la mia stanchezza e la mia solitudine.


Prendo il traghetto per Punta Sabbioni. All'arrivo non scendo neppure: mi basta aver toccato terra ferma con l'imbarcazione. Ritorno a Lido centro. Scendo e prendo il pullman per Chioggia. Attraversiamo velocemente tutta Lido e saliamo sul traghetto per Pellestrina. Attraversiamo altrettanto velocemente tutta Pellestrina fino all'imbarco per Chioggia. Seduto posteriormente al battello fotografo murazzi, sagome di relitti, pescatori di entità misteriose, microscopici santuari di fede, luci e riflessi fugaci resi fulminei dalla velocità, ma soprattutto la scia bianca e turbinosa dell'acqua sempre più lunga che il traghetto disegna, o forse erige, tra me e Pellestrina, quasi fosse la salmastra parola FINE del viaggio odierno.




A Chioggia, dirigendomi verso l'auto, il tremolante fantastico mutare dei riflessi delle case sull'acqua mi ristabilisce l'umore e vellicandomi attraverso un ultimo assaggio di suprema bellezza di questa Venice in miniatura,
mi riconcilia col mondo senza ombra di dubbio a me più congeniale: la terra ferma. :)

Totale ca. 25 Km.





venerdì 19 luglio 2013

Venerdì 19 Luglio - Passo del Lupo

Non è stata un'escursione organizzata. Ero nella zona commerciale di Ancona, erano le 10 di mattina ed ero libero. Ero in ciabatte estive, ma casualmente erano rimaste le scarpe nuove in auto. E' bastato comperare un paio di calzini ed eccomi operativo. Mi sono detto, visto che sono qui, vado a vedere dov'è la partenza a Sirolo per il Passo del Lupo così quando ci torniamo per affrontarlo so come muovermi. Trovato il posto abbastanza facilmente (grazie alle descrizioni lette in rete). Parcheggio (6 €) e mi avvio senza impegno. Il tempo ce l'ho, attrezzato sono attrezzato (a parte l'acqua), mal che vada mi fermo dove le cose iniziano a complicarsi. Riguardo l'acqua c'è da dire che avrei potuto prenderla, ma sarei dovuto tornare in auto in paese e siccome il cielo era coperto e sarei dovuto stare via solo 4 ore, ho pensato che avrei potuto farne a meno. Invece verso mezzogiorno il tempo è cambiato e sono tornato verso le 16 completamente disidratato. Chiusa parentesi.
Inizialmente si percorre una strada bianca che diviene dopo 1-2 Km più stretta e poi prende le dimensioni di un sentiero. In questo tratto ci sono diverse ville accessibili dalla suddetta strada. Poi inizia il sentiero boscoso con vedute panoramiche su Sirolo, Numana ed il resto della costa adriatica a sud. Arrivati alla cresta da cui si inizia praticamente a scendere, veduta mozzafiato verso la Spiaggia delle Due Sorelle.


La discesa qui inizia a farsi impegnativa, con numerosi punti critici resi più sicuri dall'ausilio di funi impiantate dal CAI. Segue un tratto più tranquillo fino al segmento finale ripido ricavato sul fondo accidentato di un rio con pietrisco smosso e instabile.
Si arriva così, come un rigurgito a sorpresa del piccolo corso d'acqua, sulla Spiaggia delle Due Sorelle. Data la stagione, numerosi i bagnanti presenti.
Ma il mio pensiero non si sofferma troppo sulla bellezza del posto (visto ormai centinaia di volte in fotografia). Pago il mio tributo di foto, ma mi avvicino subito agli scogli che hanno dato il nome al luogo. Perchè io e loro abbiamo un conto in sospeso. Tre anni fa ho rischiato seriamente di annegare cercando di raggiungere le Due Sorelle a piedi da Portonovo. Bisogna sapere che da Portonovo ad un certo punto non è possibile proseguire a piedi ed occorre superare delle pareti verticali a picco sull'acqua. Lì, nella prima parete, ho rischiato di annegare perchè causa mare mosso ad un certo punto a nuoto non riuscivo più a proseguire nè a tornare indietro. Dopo tanti tentativi non andati a segno sono andato sott'acqua esausto ed è partita la crisi di panico. Mi muovevo in maniera inconvulsa: non avevo più il controllo dei movimenti. Ho fatto ricorso a tutte le energie mie e dell'universo per uscire da lì, e con fatica ce l'ho fatta. Mi hanno aiutato piccole protuberanze nella roccia alle quali riuscivo ad aggrapparmi per riprendere fiato finchè le onde non mi strappavano via dalla presa. Piano piano sono tornato a riva, salvo. Ma l'episodio ha minato la fiducia in me stesso, nella mia capacità di valutazione dei pericoli e delle mie possibilità. Persino la parola in questi tre anni mi ha quasi abbandonato, svilita ed esausta.
Questo è il prequel.
Trovandomi lì, dopo tre anni, tre anni in cui sono ingrassato 25 Kg per le conseguenze emotive del fatto, ma in cui, forse, mi sono anche preparato inconsciamente ad affrontare "il mostro", mi son trovato ad andare, come in trance, verso il punto in cui la mia vita è cambiata.
Mi sono spinto fino a dove i piedi mi hanno portato e poi, per gradi, studiando il posto e la situazione, mi sono immerso in acqua per fare a ritroso il percorso che anni prima aveva interrotto la mia escursione. Ho fatto un primo tratto in cui fortunatamente vicino alla roccia si toccava. Svoltata la prima protuberanza si prosegue trovando con relativa facilità il supporto dei fondali bassi e la presenza di micro spiaggette (1x1m) non usate, ma di conforto psicologico. Si giunge così a quella che credo sia la Spiaggia dei Gabbiani, bella spiaggia con la battigia di sabbia grossolana, gaudio magnum dei miei piedi scalzi. Percorsi i 100 metri scarsi della spiaggia, inizia il tratto di mare che l'altra volta mi voleva inghiottire. Non sembra così lungo e il mare non è così mosso. Sono pazzo: lo voglio fare due volte - avanti e indietro -. Lo *devo* fare due volte perchè se volessi tornare indietro per altra via invece dei 150 metri a nuoto, a piedi (scalzi) mi aspetterebbero circa 20 Km tra spiaggia sassosa, asfalto, sentiero e pietrisco. C'è poco da pensarci su: vado! Ok, ci sono, sono in ballo. Nuoto e ogni tanto mi aggrappo alla roccia per prendere fiato. Ci sono due angoli che nascondono la vista del traguardo da superare. Sono determinato ed incosciente. Non voglio essere bloccato dalla paura. Devo vincere le mie paure! Vado, continuo. Nuoto e ad ogni step faccio tanti metri. Varco l'ultimo angolo. La spiaggia è lì, sembra vicina. Sembra. L'acqua è mossa, meno dell'altra volta ma vicino alla roccia le onde si alzano e non rendono le cose facili, anzi. Ma sono lucido, sento che sto lavorando per me stesso, per la mia vita, per la mia autostima. Come l'altra volta la spiaggia è difficile da raggiungere, e allora era un ritorno mentre ora era un'andata cui sarebbe dovuto seguire da lì a pochi minuti un ritorno: sono un pazzo!
Ok, inizio a toccare! Sono arrivato. Ho sconfitto il mostro dei miei incubi. Non riesco a stare in piedi, sono stordito. Cerco appoggio sui sassi aiutandomi con le mani, non ho equilibrio ma almeno sono fuori dall'acqua, fuori dall'acqua. La tensione attuale e pregressa è troppa: vomito.
Ce l'ho fatta. Ho unito le Due Sorelle a Portonovo. Ci credo ed urlo! Ma ora devo rifarlo in direzione sud. Potrò rifarlo? Ho razionalizzato il percorso. So - quasi - come muovermi. Ma sono sereno e lucido abbastanza per farlo senza rischiare? Ora devo fare il percorso nella medesima direzione che avrei voluto fare tre anni prima. Tranquillo, l'ho appena fatto in direzione opposta. Tutto sta a ritrovare la calma e poi quando sarò pronto lo capirò con certezza. Ora! Come ora? Troppo presto, ho appena detto che voglio fare con calma, mica son sicuro! Ora.
Parto, rifaccio il mitico percorso di Achab, sperando che le correnti non siano di ostacolo al tragitto inverso. Mi immergo e scruto i fondali. Vedo meglio che con una maschera, perchè voglio vedere, voglio capire - e carpirne - i segreti. Scopro così varie rocce più in superficie delle altre che possono fare da base per appoggiare i piedi ed un primo tratto lo faccio così, da roccia a roccia, come fossi in un videogame di piattaforme. Poi inizia il tratto ostico, ma sfrutto gli appoggi sulla roccia per prender fiato e quando nuoto faccio molti più metri di quello che riesco a valutare. Svolto il primo angolo, il punto estremo in cui ero arrivato tre anni prima. Proseguo, ormai so come muovermi e so che poco distante c'è la Spiaggia dei Gabbiani e poi altro mare ma con tanti punti in cui si tocca. La Spiaggia dei Gabbiani è prossima, la raggiungo a fatica, ma ancora sono stordito, dove tocco non riesco a stare in piedi e mi lascio trasportare galleggiando e muovendomi spingendo con le mani sul fondo fino a che c'è acqua a sufficienza. Esco e percorro la spiaggia con passo incerto. Sono ancora una volta esausto ed alla fine della spiaggia vomito ancora rumorosamente. Mi riimmergo per l'ultimo tratto. Facendo attenzione, stando vicino alla roccia si tocca quasi dappertutto. Ok, ci siamo, faccio l'ultimo tratto prima dell'ultimo angolo in cui non si tocca e mi era parso più semplice all'andata. Ma per fortuna quando nuoto mi sposto di tanto. Poi ormai so riconoscere perfettamente le protuberanze nella roccia in cui potermi aggrappare per riprendere fiato. Svolto l'angolo. Rivedo il posto in cui avevo lasciato panni, scarpe e macchina fotografica. Lo raggiungo, sono spossato e rinato. Rivomito.
Mi vesto ed i vestiti addosso sono come il sipario che cala sulla storia appena conclusa.
Parto e sono un altro. Un naufrago, un superstite, un fantasma. Uno che dopo tre anni ce l'ha fatta. Il solito pirla.
Torno sulla Spiaggia delle Due Sorelle. Sono stanco, mi trascino, non vedo gli altri. Ma vedo benissimo il mio cuore appagato: ho fatto la cosa giusta.
Riprendo il sentiero del Passo del Lupo. Ho caldo, non ho acqua e l'inizio del percorso in salita è quanto di più precario. Però sono sulla terra ferma! Arrivo provato sul tratto più tranquillo e mi accorgo di aver perso gli occhiali da sole: me ne frego! Mi devo fermare però a riprendere fiato. Stanchezza, stress e disidratazione mi fanno vomitare per la quarta volta. Mi accascio al suolo nel metro scarso di larghezza del sentiero. L'intenzione è riposarmi fino a rimettermi in sesto se non altro riguardo a palpitazioni e affanno. Per come mi sento penso che potrei pure morirci. Inizio a separare le due esperienze. Escursione al Passo del Lupo ed il mio psicodramma. Devo separarle: non sono collegate. La prima è un'escursione, il secondo un incubo. L'incubo è passato. Questo pensiero mi tranquillizza. Mi rimane quel che resta dell'escursione, una normale escursione: l'ultima arrampicata, poi il bosco, infine la stradina. Se passa qualcuno elemosinerò dell'acqua. Non si può negare dell'acqua ad un moribondo. Nessuno lo farebbe. ..Non è passato nessuno.
Mi rimetto in sesto e riprendo il cammino lentissimamente. Supero l'ultimo dislivello ed incrocio una famigliola della quale scruto le attrezzature. Zaini piccolissimi, non possono contenere acqua ed evito di chiedere. Riesco persino a salutare, come se tutto fosse a posto. Raggiungo la cima e la soddisfazione è pari ad una bevuta. Quasi.
Inizio il sentiero nel bosco. All'ombra. Finito il sentiero inizia la stradina. Ad un incrocio incontro le guardie forestali. Magari sono lì per impedire il passaggio al Passo del Lupo. Chiedo se sanno della presenza di fontanelle di acqua: niente fontanelle, se la deve fare tutta fino a Sirolo!
Ok, tanto se non son morto prima ora non muoio più.
A metà circa di quest'ultimo tratto trovo una mora piccola, misera, brutta, ma mezza matura. La stacco e la mangio. La mastico e la saliva mi idrata la bocca. Quelle tre calorie entrano in circolo e l'effetto è quello di un pasto in un ristorante 5 stelle servito personalmente da Vissani. Com'è tutto relativo!
Confortato arrivo agevolmente alla macchina. Salgo, metto in moto, esco dal parcheggio e mi dirigo in paese. La prima insegna BAR è la mia. Due bottiglie d'acqua e due paste al cioccolato: non c'era altro, ma messo come son messo mica sto a guardare al pelo! L'acqua lentamente, perchè dentro deve irrigare canjon aridi e potrebbe cambiarmi il paesaggio. Il cioccolato, poi, mentre passa lo spalmo diligentemente con le fibre muscolari su tutte le pareti esofagee affinchè nessuna molecola di cacao venga ignorata o non presa nella giusta considerazione! Ahhh, che piacere!
Risalgo sulla mia quattroruote e ritorno a casa sulla SS.16 per rinverdire i ricordi di luoghi che non vedevo da tempo.
Soste per il metano? No, il metano con la nuova auto posso permettermi di farlo solo prima di partire. Anche qualche giorno prima...


     









giovedì 4 luglio 2013

Mercoledì 3 luglio 2013 - Casa -> Pesaro

Partenza ore 9 arrivo ore 19.
Tutta Statale Adriatica da casa fino a Pesaro per un totale di 40 Km. L'ultimo tratto tra Cattolica a Pesaro è stato il più pesante, ma anche il più utile a livello fisico per smuovere blocchi ed "attorciliamenti" interni.
Come sempre quando si va a piedi ho visto cose mai notate o completamente ignorate, come certe stradine o angoli selvaggi a ridosso o letteralmente sotto la strada. Mi riferisco in quest'ultimo caso alla vegetazione nelle isole spartitraffico o ai corsi d'acqua che passano sotto le strade senza che la loro presenza sia indicata agli automobilisti da ponti o altri segnali che ne attestino la presenza. Flash di un ambiente naturale, ed in diversi casi addirittura selvaggio, che dietro le quinte pur se ignorato, nascosto e ridotto al limite, persevera ancora.  

giovedì 13 giugno 2013

Mercoledì 12 giugno 2013 - Cesenatico, strada dei capanni da pesca






Trasferimento a Cesenatico in scooter. Imbocco a piedi l'inizio della strada dei capanni da pesca con bilanciere (foto 1), praticamente all'altezza del porto canale leonardesco, la cui punta estrema dista da lì una ventina di metri. Si passa dopo poco dietro la stazione FFSS di Cesenatico (foto 2). Questo tratto di strada pedonale è tutto alberato e sufficientemente in ombra fino alla statale Adriatica. Attraversata quest'ultima, il canale prosegue, ma la stradina da qui in poi è priva di alberi. I capanni col loro bilanciere si susseguono fino alla fine del canale, ubicati in maniera abbastanza regolare ed equidistante; molto simili tra loro come aspetto, dimensioni e struttura. Nell'area ce ne sono circa 80 e l'ultimo (foto 3) dista più o meno 2,5 Km dal primo (foto 1). In fondo, il canale si innesta in un'altra, più ampia, struttura di canalizzazione (foto 4), con proseguimento sull'interno e parallelamente alla costa verso nord fino alle saline di Cervia e con tanto di sbocco in mare con il Canale Zadina.
Ritorno a piedi da questo punto, lungo l'argine ortogonale alla SS.Adriatica. Attraversamento della strada e della ferrovia e ritorno al porto canale dalla strada asfaltata parallela alla ferrovia lato mare.

Totale 6 Km ca.

lunedì 10 giugno 2013

Venerdì 7 giugno 2013 - Poggio Berni ->Trebbio e ritorno sull'Uso






Partenza 10,30, arrivo alle 13 circa.
Strada asfaltata fino a Trebbio in basso, poi svolta a destra fino all'Uso. Da qui, con sentieri lungofiume dapprima in destra e poi, dopo attraversamento, in sinistra orografica, mi sono riportato sotto Poggio Berni per la risalita. Interessante sul crinale, quasi appena lasciato il centro di Poggio Berni, la villa del Poggiano del XIV secolo (foto 1 e 2). Più in basso, di fianco alla strada asfaltata, sotto Trebbio, c'è un lavatoio pubblico (foto 3) che passando in auto non avevo mai visto. Bello il percorso lungo l'Uso anche se ad un certo punto per proseguire è necessario passare sull'altra sponda attraversando il fiume. Forse esiste un passaggio anche in destra lungo l'ansa che lambisce la collina, ma non me la son sentita di verificare dato che ero sotto controllo visivo da parte dei proprietari terrieri, i quali evidentemente non son tanto abituati ad aver visitatori da quelle parti. Più semplice controllare successivamente con tranquillità l'esistenza di un sentiero percorribile in quel punto facendo il percorso inverso, da mare a monte. Oltre l'ansa si può tornare in destra orografica se nell'Uso c'è una portata scarsa. Poco a valle ed in prossimità di allevamenti (non ho appurato correlazioni) vistosi fenomeni di eutrofizzazione (foto 4)

Totale 8 Km ca.

lunedì 13 maggio 2013

Lunedì 13 maggio 2013 - Ponte Verucchio -> San Marino -> giro di San Marino ...e ritorno





Bellissima giornata con all'inizio un cielo biblico (foto 1). Parcheggiato a Ponte Verucchio, ho fatto un percorso nuovo fino a Ventoso. Solo gli ultimi 200 metri sono pedonali a causa di una frana. A San Marino ho preso subito la galleria (foto 2) facendo a ritroso il percorso solito e completando il giro della rupe con la Sottomontana. Belle vedute da sotto delle torri (foto 3). Quindi il ritorno da Borgo Maggiore praticamente tutto in discesa. Scattate molte foto.
Partenza ore 10,30, arrivo ore 16.

Totale 20 Km ca.

venerdì 10 maggio 2013

Mercoledì 8 maggio 2013 - Casa -> Ponte Verucchio

Partenza ore 10,30, arrivo ore 16.
Tempo perlopiù coperto su tutto il tragitto, con qualche raggio di sole e qualche goccia di pioggia dopo Poggio Berni. L'arrivo a Ponte Verucchio è sempre stentato, forse perchè i monti si vedono da lontano e pertanto sembra non si raggiungano mai. Col cielo coperto il caldo non è mai stato un problema, mi ha dato contro solo qualche goccia dalla nuvola di Fantozzi che mi ha seguito fino a destinazione.
Volevo arrivare a San Marino e tornare in pullman, oppure a Ponte Verucchio e tornare dall'altro lato del fiume. Ho fatto un misto: sono tornato in pullman da P. Verucchio!!  :))
Note: ho sbagliato strada negli stessi due punti in cui avevo sbagliato anni prima. In uno di questi punti c'è una postazione di caccia collettiva mimetizzata nel verde. Nell'altro, il "Parco" di Poggio Berni, con strutture e tabelle che le volte precedenti mi pareva di non aver visto, indice che, per fortuna, non è lasciato a sè stesso.
Per il ritorno ho preso il 160 sulla Marecchiese all'altezza del cavalcavia e del Centro Pio Manzù.

Totale 20 Km ca.

domenica 5 maggio 2013

Domenica 28 aprile 2013 - Borgo Maggiore -> giro di San Marino

Fatto il solito giro nel bosco sotto la rupe di San Marino lato mare e ritorno su pedonale lato monte. Nei primi momenti del percorso eravamo preceduti da due ragazzi che ad un certo punto si sono diretti su uno sperone di roccia ed hanno aperto i loro strani zaini: contenevano paracaduti per il parapendio... e noi, anche solo per la paura di vederli buttarsi, ce la siamo defilata! :)
Il sentiero boscoso era incorniciato da distese di fiori rossastri.
Alla interminabile scalinata metallica soliti problemi di respirazione e affanno. Pausa per riprendere fiato. Al piazzale della TV sammarinese l'aria fresca ci ha costretti a coprirci. Usciti dal bosco, ritorno tranquillo sulla strada pedonale fino alle gallerie del treno, che con la loro peculiarità riportano sempre ad un'altra dimensione. Alla fine della seconda galleria piccola mostra stabile di fotografie di quel luogo durante la seconda guerra mondiale quando tali gallerie vennero utilizzate come ripari dagli abitanti dei paesi vicini (compresa mia madre con mio fratello di 2 o 3 anni).
Passaggio a piedi davanti la chiesa di Michelucci con la copertura in rame quasi messa a lucido. Arrivo allo scooter e ritorno a casa dalle coste di Sgrigna dove gli ultimi terribili e mitici tornanti di Ventoso sono stati cancellati da una frana e sostituiti da un nuovo tracciato ancora in costruzione.

Totale 7 Km ca.

Mercoledì 1 maggio 2013 - Montebello -> Ponte S.M.Maddalena





Partiti verso le 17 dalla (ex?) casa di Angelo siamo arrivati alle 19,20 circa a Ponte S.M.Maddalena passando dal solito sentiero sul crinale. Siamo andati con due auto: una lasciata alla partenza ed una all'arrivo. Camminata agevole, forse con un po' di tensione da parte mia. Data la giornata, Montebello era congestionata ed abbiamo avuto perfino difficoltà a parcheggiare nell'aia di Angelo. Al ritorno la macchina della Patrizia aveva un fanalino posteriore rotto.

Totale, 6 Km ca.