venerdì 19 luglio 2013

Venerdì 19 Luglio - Passo del Lupo

Non è stata un'escursione organizzata. Ero nella zona commerciale di Ancona, erano le 10 di mattina ed ero libero. Ero in ciabatte estive, ma casualmente erano rimaste le scarpe nuove in auto. E' bastato comperare un paio di calzini ed eccomi operativo. Mi sono detto, visto che sono qui, vado a vedere dov'è la partenza a Sirolo per il Passo del Lupo così quando ci torniamo per affrontarlo so come muovermi. Trovato il posto abbastanza facilmente (grazie alle descrizioni lette in rete). Parcheggio (6 €) e mi avvio senza impegno. Il tempo ce l'ho, attrezzato sono attrezzato (a parte l'acqua), mal che vada mi fermo dove le cose iniziano a complicarsi. Riguardo l'acqua c'è da dire che avrei potuto prenderla, ma sarei dovuto tornare in auto in paese e siccome il cielo era coperto e sarei dovuto stare via solo 4 ore, ho pensato che avrei potuto farne a meno. Invece verso mezzogiorno il tempo è cambiato e sono tornato verso le 16 completamente disidratato. Chiusa parentesi.
Inizialmente si percorre una strada bianca che diviene dopo 1-2 Km più stretta e poi prende le dimensioni di un sentiero. In questo tratto ci sono diverse ville accessibili dalla suddetta strada. Poi inizia il sentiero boscoso con vedute panoramiche su Sirolo, Numana ed il resto della costa adriatica a sud. Arrivati alla cresta da cui si inizia praticamente a scendere, veduta mozzafiato verso la Spiaggia delle Due Sorelle.


La discesa qui inizia a farsi impegnativa, con numerosi punti critici resi più sicuri dall'ausilio di funi impiantate dal CAI. Segue un tratto più tranquillo fino al segmento finale ripido ricavato sul fondo accidentato di un rio con pietrisco smosso e instabile.
Si arriva così, come un rigurgito a sorpresa del piccolo corso d'acqua, sulla Spiaggia delle Due Sorelle. Data la stagione, numerosi i bagnanti presenti.
Ma il mio pensiero non si sofferma troppo sulla bellezza del posto (visto ormai centinaia di volte in fotografia). Pago il mio tributo di foto, ma mi avvicino subito agli scogli che hanno dato il nome al luogo. Perchè io e loro abbiamo un conto in sospeso. Tre anni fa ho rischiato seriamente di annegare cercando di raggiungere le Due Sorelle a piedi da Portonovo. Bisogna sapere che da Portonovo ad un certo punto non è possibile proseguire a piedi ed occorre superare delle pareti verticali a picco sull'acqua. Lì, nella prima parete, ho rischiato di annegare perchè causa mare mosso ad un certo punto a nuoto non riuscivo più a proseguire nè a tornare indietro. Dopo tanti tentativi non andati a segno sono andato sott'acqua esausto ed è partita la crisi di panico. Mi muovevo in maniera inconvulsa: non avevo più il controllo dei movimenti. Ho fatto ricorso a tutte le energie mie e dell'universo per uscire da lì, e con fatica ce l'ho fatta. Mi hanno aiutato piccole protuberanze nella roccia alle quali riuscivo ad aggrapparmi per riprendere fiato finchè le onde non mi strappavano via dalla presa. Piano piano sono tornato a riva, salvo. Ma l'episodio ha minato la fiducia in me stesso, nella mia capacità di valutazione dei pericoli e delle mie possibilità. Persino la parola in questi tre anni mi ha quasi abbandonato, svilita ed esausta.
Questo è il prequel.
Trovandomi lì, dopo tre anni, tre anni in cui sono ingrassato 25 Kg per le conseguenze emotive del fatto, ma in cui, forse, mi sono anche preparato inconsciamente ad affrontare "il mostro", mi son trovato ad andare, come in trance, verso il punto in cui la mia vita è cambiata.
Mi sono spinto fino a dove i piedi mi hanno portato e poi, per gradi, studiando il posto e la situazione, mi sono immerso in acqua per fare a ritroso il percorso che anni prima aveva interrotto la mia escursione. Ho fatto un primo tratto in cui fortunatamente vicino alla roccia si toccava. Svoltata la prima protuberanza si prosegue trovando con relativa facilità il supporto dei fondali bassi e la presenza di micro spiaggette (1x1m) non usate, ma di conforto psicologico. Si giunge così a quella che credo sia la Spiaggia dei Gabbiani, bella spiaggia con la battigia di sabbia grossolana, gaudio magnum dei miei piedi scalzi. Percorsi i 100 metri scarsi della spiaggia, inizia il tratto di mare che l'altra volta mi voleva inghiottire. Non sembra così lungo e il mare non è così mosso. Sono pazzo: lo voglio fare due volte - avanti e indietro -. Lo *devo* fare due volte perchè se volessi tornare indietro per altra via invece dei 150 metri a nuoto, a piedi (scalzi) mi aspetterebbero circa 20 Km tra spiaggia sassosa, asfalto, sentiero e pietrisco. C'è poco da pensarci su: vado! Ok, ci sono, sono in ballo. Nuoto e ogni tanto mi aggrappo alla roccia per prendere fiato. Ci sono due angoli che nascondono la vista del traguardo da superare. Sono determinato ed incosciente. Non voglio essere bloccato dalla paura. Devo vincere le mie paure! Vado, continuo. Nuoto e ad ogni step faccio tanti metri. Varco l'ultimo angolo. La spiaggia è lì, sembra vicina. Sembra. L'acqua è mossa, meno dell'altra volta ma vicino alla roccia le onde si alzano e non rendono le cose facili, anzi. Ma sono lucido, sento che sto lavorando per me stesso, per la mia vita, per la mia autostima. Come l'altra volta la spiaggia è difficile da raggiungere, e allora era un ritorno mentre ora era un'andata cui sarebbe dovuto seguire da lì a pochi minuti un ritorno: sono un pazzo!
Ok, inizio a toccare! Sono arrivato. Ho sconfitto il mostro dei miei incubi. Non riesco a stare in piedi, sono stordito. Cerco appoggio sui sassi aiutandomi con le mani, non ho equilibrio ma almeno sono fuori dall'acqua, fuori dall'acqua. La tensione attuale e pregressa è troppa: vomito.
Ce l'ho fatta. Ho unito le Due Sorelle a Portonovo. Ci credo ed urlo! Ma ora devo rifarlo in direzione sud. Potrò rifarlo? Ho razionalizzato il percorso. So - quasi - come muovermi. Ma sono sereno e lucido abbastanza per farlo senza rischiare? Ora devo fare il percorso nella medesima direzione che avrei voluto fare tre anni prima. Tranquillo, l'ho appena fatto in direzione opposta. Tutto sta a ritrovare la calma e poi quando sarò pronto lo capirò con certezza. Ora! Come ora? Troppo presto, ho appena detto che voglio fare con calma, mica son sicuro! Ora.
Parto, rifaccio il mitico percorso di Achab, sperando che le correnti non siano di ostacolo al tragitto inverso. Mi immergo e scruto i fondali. Vedo meglio che con una maschera, perchè voglio vedere, voglio capire - e carpirne - i segreti. Scopro così varie rocce più in superficie delle altre che possono fare da base per appoggiare i piedi ed un primo tratto lo faccio così, da roccia a roccia, come fossi in un videogame di piattaforme. Poi inizia il tratto ostico, ma sfrutto gli appoggi sulla roccia per prender fiato e quando nuoto faccio molti più metri di quello che riesco a valutare. Svolto il primo angolo, il punto estremo in cui ero arrivato tre anni prima. Proseguo, ormai so come muovermi e so che poco distante c'è la Spiaggia dei Gabbiani e poi altro mare ma con tanti punti in cui si tocca. La Spiaggia dei Gabbiani è prossima, la raggiungo a fatica, ma ancora sono stordito, dove tocco non riesco a stare in piedi e mi lascio trasportare galleggiando e muovendomi spingendo con le mani sul fondo fino a che c'è acqua a sufficienza. Esco e percorro la spiaggia con passo incerto. Sono ancora una volta esausto ed alla fine della spiaggia vomito ancora rumorosamente. Mi riimmergo per l'ultimo tratto. Facendo attenzione, stando vicino alla roccia si tocca quasi dappertutto. Ok, ci siamo, faccio l'ultimo tratto prima dell'ultimo angolo in cui non si tocca e mi era parso più semplice all'andata. Ma per fortuna quando nuoto mi sposto di tanto. Poi ormai so riconoscere perfettamente le protuberanze nella roccia in cui potermi aggrappare per riprendere fiato. Svolto l'angolo. Rivedo il posto in cui avevo lasciato panni, scarpe e macchina fotografica. Lo raggiungo, sono spossato e rinato. Rivomito.
Mi vesto ed i vestiti addosso sono come il sipario che cala sulla storia appena conclusa.
Parto e sono un altro. Un naufrago, un superstite, un fantasma. Uno che dopo tre anni ce l'ha fatta. Il solito pirla.
Torno sulla Spiaggia delle Due Sorelle. Sono stanco, mi trascino, non vedo gli altri. Ma vedo benissimo il mio cuore appagato: ho fatto la cosa giusta.
Riprendo il sentiero del Passo del Lupo. Ho caldo, non ho acqua e l'inizio del percorso in salita è quanto di più precario. Però sono sulla terra ferma! Arrivo provato sul tratto più tranquillo e mi accorgo di aver perso gli occhiali da sole: me ne frego! Mi devo fermare però a riprendere fiato. Stanchezza, stress e disidratazione mi fanno vomitare per la quarta volta. Mi accascio al suolo nel metro scarso di larghezza del sentiero. L'intenzione è riposarmi fino a rimettermi in sesto se non altro riguardo a palpitazioni e affanno. Per come mi sento penso che potrei pure morirci. Inizio a separare le due esperienze. Escursione al Passo del Lupo ed il mio psicodramma. Devo separarle: non sono collegate. La prima è un'escursione, il secondo un incubo. L'incubo è passato. Questo pensiero mi tranquillizza. Mi rimane quel che resta dell'escursione, una normale escursione: l'ultima arrampicata, poi il bosco, infine la stradina. Se passa qualcuno elemosinerò dell'acqua. Non si può negare dell'acqua ad un moribondo. Nessuno lo farebbe. ..Non è passato nessuno.
Mi rimetto in sesto e riprendo il cammino lentissimamente. Supero l'ultimo dislivello ed incrocio una famigliola della quale scruto le attrezzature. Zaini piccolissimi, non possono contenere acqua ed evito di chiedere. Riesco persino a salutare, come se tutto fosse a posto. Raggiungo la cima e la soddisfazione è pari ad una bevuta. Quasi.
Inizio il sentiero nel bosco. All'ombra. Finito il sentiero inizia la stradina. Ad un incrocio incontro le guardie forestali. Magari sono lì per impedire il passaggio al Passo del Lupo. Chiedo se sanno della presenza di fontanelle di acqua: niente fontanelle, se la deve fare tutta fino a Sirolo!
Ok, tanto se non son morto prima ora non muoio più.
A metà circa di quest'ultimo tratto trovo una mora piccola, misera, brutta, ma mezza matura. La stacco e la mangio. La mastico e la saliva mi idrata la bocca. Quelle tre calorie entrano in circolo e l'effetto è quello di un pasto in un ristorante 5 stelle servito personalmente da Vissani. Com'è tutto relativo!
Confortato arrivo agevolmente alla macchina. Salgo, metto in moto, esco dal parcheggio e mi dirigo in paese. La prima insegna BAR è la mia. Due bottiglie d'acqua e due paste al cioccolato: non c'era altro, ma messo come son messo mica sto a guardare al pelo! L'acqua lentamente, perchè dentro deve irrigare canjon aridi e potrebbe cambiarmi il paesaggio. Il cioccolato, poi, mentre passa lo spalmo diligentemente con le fibre muscolari su tutte le pareti esofagee affinchè nessuna molecola di cacao venga ignorata o non presa nella giusta considerazione! Ahhh, che piacere!
Risalgo sulla mia quattroruote e ritorno a casa sulla SS.16 per rinverdire i ricordi di luoghi che non vedevo da tempo.
Soste per il metano? No, il metano con la nuova auto posso permettermi di farlo solo prima di partire. Anche qualche giorno prima...


     









giovedì 4 luglio 2013

Mercoledì 3 luglio 2013 - Casa -> Pesaro

Partenza ore 9 arrivo ore 19.
Tutta Statale Adriatica da casa fino a Pesaro per un totale di 40 Km. L'ultimo tratto tra Cattolica a Pesaro è stato il più pesante, ma anche il più utile a livello fisico per smuovere blocchi ed "attorciliamenti" interni.
Come sempre quando si va a piedi ho visto cose mai notate o completamente ignorate, come certe stradine o angoli selvaggi a ridosso o letteralmente sotto la strada. Mi riferisco in quest'ultimo caso alla vegetazione nelle isole spartitraffico o ai corsi d'acqua che passano sotto le strade senza che la loro presenza sia indicata agli automobilisti da ponti o altri segnali che ne attestino la presenza. Flash di un ambiente naturale, ed in diversi casi addirittura selvaggio, che dietro le quinte pur se ignorato, nascosto e ridotto al limite, persevera ancora.